MOLDOVA - TRATTA DELLE BIANCHE
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Il business più redditizio della Moldova: Esseri Umani.
Dove vanno a finire le bambine degli orfanotrofi della Moldavia? Tra le braccia dei trafficanti.
La Moldavia, è anche il paese più povero dell’Europa orientale, sono più di settantamila i bambini e le giovani donne dimenticate dai governi, in strada tra le mani dei trafficanti e centomila che crescono negli orfanotrofi.
A Chişinău, blocchi di cemento non riscaldati ospitano ben 183 orfani tutto l'anno, anche qui sono gli ultimi tra gli ultimi.
Orfanotrofi fatiscenti, odore di urina, camerate spoglie e senza amore, bagni freddi con un'unica doccia comune, dove i bambini e le ragazze sono introdotti in gruppi una sola volta a settimana, i pasti si svolgono nella fredda atmosfera di una mensa collettiva che offre un banchetto misero. Per le ragazze c’è anche uno spazio adibito alle visite ginecologiche e al parto, alcune di loro spesso rimangono incinte, sebbene le camerate non siano miste.
Per questo motivo ci sono donne madri che fanno le badanti dentro gli orfanotrofi per prendersi cura dei nascituri, che a sua volta presto andranno in adozione a famiglie straniere, che pagano cifre esorbitanti.
La giornalista Alina Radu più volte minacciata di morte, lei e i figli perché nelle sue inchieste sull'adozione internazionali clandestine, sovente intrecciata con il traffico d'organi e il business sulla tratta delle bianche, ha scoperto che Gheorghe Avornic, consigliere legale del primo ministro Vasile Tarlev è anche lui inserito nel business. La sua Agenzia ha un nome che è tutto un programma: Special Adoptions.
Gli orfanotrofi moldavi, sono dislocati in zone lontane dai grandi agglomerati urbani, assolutamente fuori dal mondo abitato e commerciale, la volontà è di dissuadere i ragazzi dalla fuga. Gimnaziul Internat di Leova: orfanotrofio che ospita 439 tra bambini e ragazze minorenni. Negli orfanotrofi entrano i figli di nuclei familiari" socialmente vulnerabili, dove regnano, miseria alcol e pedofilia.
A sedici anni termina l’incarico di ospitalità da parte del governo, le ragazze sono costrette ad affidarsi a bande criminali locali, ma la fine è sempre tragica, sono adescate e rivendute a bande di trafficanti internazionali. Queste giovani ragazze sono costrette alla schiavitù sessuale prima ancora di diventare donne.
Nel tragitto da una destinazione all’altra le ragazze sono abusate e maltrattate, marchiate a vita.
Per passare la frontiera dovranno pagare un costo di tremila euro che sconteranno nel tempo prostituendosi.
Secondo l’organizzazione internazionale per le migrazioni, questo fenomeno riguarda un quarto della popolazione moldava in età lavorativa.
A Chişinău nelle strade principali, sono presenti grandi cartelloni pubblicitari contro la tratta delle bianche, purtroppo ci sono almeno due certezze intorno alle vittime: donne e bambini, gli albanesi dalla parte dei trafficanti e gli uomini italiani come clienti.
Dasha era una ragazza di quindici anni, venduta dal padre per un sacco di patate e per due anni finita tra le mani dei trafficanti turchi diventando una schiava del sesso.
Questa è la confessione del padre che preso dai rimorsi, in seguito si costituirà alla polizia nello stesso giorno in cui si svolgeva il funerale della giovane figlia nel piccolo villaggio innevato di Advarma.
Dentro la bara di legno trasportata a mano dagli amici di Dasha, solo fiori di plastica intorno al suo corpo, il suo bel viso coperto di cerone bianco nascondeva i segni delle violenze subite. Venduta dal padre per un sacco di patate alla mafia turca, Dasha era riuscita a scappare dall’appartamento, dove era segregata per due anni, gettandosi dal balcone.
Uno dei trafficanti per punirla le aveva rotto i denti, mentre si rifiutava di fare sesso orale con un cliente. Fu raccolta in strada da un tassista di passaggio, che la nascose dalla vecchia madre in un piccolo villaggio. Dasha dopo pochi giorni attraversò varie frontiere pur di tornare dai suoi genitori, fu un lungo viaggio disperato e quando arrivò era molto malata, morì di epatite fulminante tra le braccia dei genitori, lo stesso giorno che mise piede nella sua casa.
Oggi molte ragazze più fortunate di Dasha, praticano arti marziali, per l'autodifesa.
Dasha non seppe mai che il padre l'aveva tradita vendendola per un sacco di patate, portandola alla morte.
Lo sfruttamento dei bambini e delle giovani donne è l'aspetto più drammatico di un crimine che infanga tutti noi.
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eng
Moldova's most profitable business: Human Beings.
Where do the girls from the orphanages of Moldova end up? In the arms of traffickers.
Moldova is also the poorest country in Eastern Europe, there are more than seventy thousand children and young women forgotten by governments, on the streets in the hands of traffickers and one hundred thousand growing up in orphanages.
In Chişinău, unheated concrete blocks house as many as 183 orphans all year round, here too they are the last of the last.
Dilapidated orphanages, the smell of urine, bare and loveless dormitories, cold bathrooms with a single common shower, where boys and girls are introduced in groups only once a week, meals take place in the cold atmosphere of a collective canteen offers a poor banquet.
For girls there is also a space used for gynecological visits and childbirth, some of them often get pregnant, although the dormitories are not mixed. For this reason there are mothers who are carers in orphanages to take care of the unborn, who in turn will soon be adopted by foreign families, who pay exorbitant amounts.
Journalist Alina Radu repeatedly threatened with death, she and her children because in her investigations into clandestine international adoptions, often intertwined with organ trafficking and the white trafficking business, she discovered that Gheorghe Avornic, legal adviser to the prime minister Vasile Tarlev is also in the business. Your agency has a name that says it all: Special Adoptions.
The Moldavian orphanages are located in areas far from the large urban agglomerations, absolutely out of the inhabited and commercial world, the intention is to dissuade the boys from fleeing. Ginnaziul Internat di Leova: orphanage that houses 439 minor boys and girls. The children of "socially vulnerable" families enter the orphanages, where poverty, alcohol and paedophilia reign.
At the age of sixteen the government's hospitality assignment ends, the girls are forced to rely on local criminal gangs, but the end is always tragic, they are lured and resold to international trafficking gangs. These young girls are forced into sexual slavery before they even become women. On the way from one destination to another, the girls are abused and mistreated, branded for life.
To cross the border they will have to pay a cost of three thousand euros which they will pay off over time by prostituting themselves.
According to the International Organization for Migration, this phenomenon affects a quarter of the Moldovan population of working age.
In Chişinău on the main streets, there are large billboards against the trafficking of white women, unfortunately there are at least two certainties around the victims: women and children, the Albanians on the side of the traffickers and Italian men as customers.
Dasha was a fifteen-year-old girl, sold by her father for a sack of potatoes and ended up in the hands of Turkish traffickers for two years, becoming a sex slave.
This is the confession of the father who, filled with remorse, later turned himself in to the police on the same day as the funeral of his young daughter in the small snowy village of Advarba.
Inside the wooden coffin carried by hand by Dasha's friends, only plastic flowers around her body, her beautiful face covered in white greasepaint hid the signs of the violence she had suffered. Sold by her father for a sack of potatoes to the Turkish mafia, Dasha had managed to escape from the apartment, where she was segregated for two years, by throwing herself from the balcony.
One of the traffickers had broken her teeth to punish her, while she refused to perform oral sex with a client. She was picked up on the street by a passing taxi driver, who hid her from her old mother in a small village. After a few days Dasha crossed various borders to return to her parents, it was a long desperate journey and when she arrived she was very ill, she died of fulminant hepatitis in her parents' arms, the same day she set foot in her home.
Today, many girls luckier than Dasha practice martial arts for self-defense.
Dasha never learned that her father had betrayed her by selling her for a sack of potatoes, leading to her death.
The exploitation of children and young women is the most dramatic aspect of a crime that blackens us all.
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